La paura dell’abbandono e’ un sintomo molto frequente anche in età adulta. Scopri come curarla.

Ogni tanto con i pazienti che vedo nel mio studio di Torino amo citare miti, passi letterari o brevi testi di canzoni TERAPIA INDIVIDUALE.
Non per fare sfoggio di cultura (che, come dice il saggio, più uno sa e più è convinto di non sapere, ed io sono orgogliosamente ben posizionata sulla seconda) bensì perché penso che chi mi ha preceduto nei secoli possa essere un valido e dotto coterapeuta.
Nel caso della paura dell’abbandono sicuramente i fiumi di inchiostro si sprecano.

Cosa è la paura dell’abbandono?Come si manifesta ?

Può essere definita come un insieme di sintomi e sensazioni di paura, disagio, a volte addirittura angoscia, che si attivano quando l’altro non c’è, sia nella realtà sia anche solo a livello immaginativo (temporaneamente o per sempre).
Ovviamente l’altro in questione deve essere importante per il soggetto.

Ora non dobbiamo scomodare “Zio Sigghy” (Sigmund Freud) per capire che ciò accade a causa di esperienze infantili con figure di attaccamento instabili (poiché , il più delle volte, loro stesse avevano vissuto questi episodi nella loro infanzia, e così di seguito, a trasmissione trigenerazionale,  fino a quando non interviene qualcuno che spezza la catena Il Genogramma ovvero l’albero genealogico in chiave “psi”.).

Winnicot parlava della necessità per il bambino di avere una madre “sufficientemente buona”.

Purtroppo chi soffre di ansia (o paura) d’abbandono ha vissuto in età infantile esperienze di svalutazione di sé ,di mancanza di riconoscimento dei propri bisogni (fino ad arrivare neppure più a “sentirli” o in generale a riconoscerli poiché , “se tanto nessuno mi ascolta, cosa mi esprimo a fare?”), lutti improvvisi, separazioni gestite in modo non consono etc.

Così facendo si struttura una scarsa fiducia in se’ (non solo ovviamente ) che crea in età adulta quelli che tecnicamente si chiamano “trigger” (ovvero inneschi) che andranno ad “agganciare “ ciò che abbiamo vissuto in età infantile.
Non solo.
A volte addirittura andiamo a cercarci quelle sensazioni, anche perché lì siamo competenti !

Così ci si accompagna a partners  instabili, che non hanno intenzione di instaurare relazioni durature, oppure già coinvolti in altre relazioni sentimentali (ad es. nel caso degli amanti o di relazioni comunque impossibili per varie ragioni ).

Si cercano persone poco affidabili o instabili innescando un circolo vizioso che si è bravissimi ad auto alimentare:”Non mi ha ancora chiamato avrebbe dovuto farlo, significa che non mi ama abbastanza”;”Non mi ha ancora chiesto cosa voglio a Natale, si vede che non mi ama” e così di seguito…
Oppure semplicemente si “evita” ovvero si decide di non legarsi a nessuno così almeno non si soffrirà (salvo poi ovviamente lamentarsene).
Figli della “paura dell’abbandono “sono anche le scenate di gelosia , e l’ipercontrollo (con buona pace del conto in banca degli investigatori privati).

Quali sono le caratteristiche della paura dell’abbandono? Oltre a quelle appena citate:

senso di insicurezza nella relazione;
difficoltà ad instaurare un legame affettivo, e relazionale stretto e genuino (oltre che sessuale, ma qui il discorso sarebbe più complicato);
continui riferimenti a cosa fanno gli altri (amici, parenti etc) e un sotteso sentimento di invidia verso di loro;
dubbi continui su di se’ e sulla relazione in corso;
-problemi di rabbia;
-scarsa autostima (difficile da ammettere anche a se stessi);
-richiesta continua di “prove” etc…
Ovviamente tutto ciò non è scevro di conseguenze anche per la coppia, che ben si possono immaginare.Terapia di coppia: come funziona e come si svolgono le singole sedute.
Fino a qui le “cattive notizie “(ce ne sarebbero altre ma per brevità ho menzionato le basi). Ora ci sono anche le buone:

È possibile superare il tutto.

Come fare?

Il primo passo, il più difficile e doloroso, è prenderne consapevolezza e cercare di chiedere aiuto.“Basta ora chiamo!” Quando è il momento per iniziare una psicoterapia.

A questo punto si è già fatto il 50% del lavoro. Certo non è facile: alla prima seduta (ma anche nelle successive) la paura rimane ma sicuramente si starà via via meglio rispetto alla situazione che si sta vivendo.Chi è cosa fa lo psicoterapeuta?

E poi….agire sulla convinzione di essere amabile, meritare amore, concentrarsi su di se’ e sui propri bisogni, smettere di dare sempre la colpa all’altro ma assumersi le proprie responsabilità ed infine essere disposti a lasciare andare una relazione tossica che non fa che continuare a dare fuoco a un circolo vizioso innescatosi nella nostra infanzia.

Posso anche raccontarvi che potete farcela da soli, ma sarebbe solo una bella favola di Esopo, quella per i bambini prima della nanna.

Secondo me, se siete arrivati fino al fondo, ciò che dovete al Bambino che siete stati, e ‘ comunicargli che siete pronti a curare le ferite che lui ha subito.

Un professionista capace saprà aiutarvi guidandovi per mano. Buon viaggio…il migliore che potreste intraprendere in questo momento.

Dott.ssa Sabina Natali, Psicologa, Psicoterapeuta Torino
C.so IV Novembre, 8.
E-mail: info@natalipsicologatorino.it
Tel: 338/3052197