Le storie che sento ultimamente nel mio studio di Torino sono sempre più intrise di sofferenza.

E ciò capita da circa un anno a questa parte.

Visto che non credo nella “casualità” mi viene da pensare che il covid ne faccia parte. Viviamo tutti immersi in un mondo di incertezza, sofferenza, limitazioni della libertà, fragilità e tutto ciò non può che contribuire a”slatentizzare” situazioni che fino ad ora erano tenute in bilico.

Usando l’ironia con “la mia rete sociale” a volte dico che se nel primo lockdown le coppie era entrate in crisi, con il secondo sono prossime alla separazione.

Ma non “di sole coppie” è fatta la vita di una terapeuta (di coppia peraltro) Approccio sistemico relazionale: perché è importante nella terapia di coppia (e non solo).

E così la sofferenza (già prima presente ovviamente) ora non bussa solo piu alle porte del mio studio ma ci entra a gamba tesa:impossibilità di dare l’ultimo saluto alle persone care, strascichi da covid(“il cosiddetto “long-covid”), perdita del lavoro, attacchi di panico e via di questo passo (nominando solo alcune delle problematiche).

Si rimane ancora un pò restii, in alcuni casi, a pensare che la salute mentale venga” in secondo piano”.Quasi una ritrosia a vederla come “faccenda di terza classe” e schermandosi dietro l’idea che ” i matti siete voi“(la canzone proseguiva con “gridò lo sposo e poi tutti pensarono dietro il cappello lo sposo è impazzito oppure ha bevuto”).

Sto leggendo un libro a dir poco meraviglioso “L’arte di legare le persone” di Paolo Milone (ed. Einaudi Torino, 2021), psichiatra genovese che ha lavorato per anni in un centro di salute mentale. Un libro graffiante, profondo e intimo, che ti entra dentro come una coltellata e non ti lascia “come prima”.  Difficile scegliere solo “una frase” da citare qui.

“Certo che Edoardo capisce i bipolari meglio di me ed intuisce tutti i loro trucchi e travestimenti.

Sin da bambino ha provato cosa vuol dire: svegliarsi, far colazione ed allacciarsi le stringhe da solo ed aspettare ore sotto la pioggia che qualcuno apra la porta, non mangiare la sera perché nessuno ha preparato, parlare con una che passa dal riso al pianto nella stessa frase, essere costretto ad andare a messa la domenica con un vestito giallo(…).

Edoardo, nel capire i bipolari ha un vantaggio su di me di almeno vent’anni.

E quando il primario proclama nelle riunioni che la follia non esiste, Edoardo si alza e se ne va.” (pag.22).

Edoardo è un collega dell’autore, anche per lui la differenza tra il diventare “matto” e il curare i matti è stato “un tiro di dadi riuscito bene”. Tutti noi abbiamo un pò di “follia” dentro, anche i curanti, anche gli psichiatri, anche i terapeuti. ma noi “psi” l’abbiamo riconosciuta , ce ne siamo presi cura e soprattutto ne abbiamo fatto un’arma per la cura dell’altro.

Ed allora perché chi soffre continua a pensare che “i matti siete voi”? Per difendersi da una sofferenza che si continua a tenere dentro ma che si ha paura anche solo di nominare , figuriamoci “vederla” o prendersene cura.

Ma la sofferenza è “furba” se la nascondiamo sotto il tappeto prima o poi ci chiede il conto . Se non lo fa da sola per i “casi della vita” che sempre capitano, allora arriva un periodo storico particolare come quello che stiamo vivendo per sbattercela in faccia.

E a quel punto tanto vale occuparsene, per trasformarla in risorsa, attraverso un aiuto professionale.TERAPIA INDIVIDUALE

Dott.ssa Sabina Natali, Psicologa, Psicoterapeuta Torino
C.so IV Novembre, 8.
E-mail: info@natalipsicologatorino.it
Tel: 338/3052197