Una delle prime domande delle persone che vengono nel mio studio di Torino è proprio questa (nelle sue varie declinazioni). TERAPIA INDIVIDUALE

Personalmente lo decisi molto tempo fa (avevo 14 anni quindi decisamente MOLTO!)

È una professione che credo non abbia confronti, neppure con quella medica. Se però dovessi “paragonarmi” a qualcuno sceglierei il correttore di bozze (strano eh?). 

Nella mia stanza di terapia esiste una macchina da scrivere, dono di un caro amico. Non è lì a caso.

In quella stanza si “correggono bozze” si riscrivono storie.

Luigi Cancrini, grande maestro come pochi, afferma: “Date parole al dolore”.

I pazienti arrivano con quello: storie dolorose, a volte talmente tanto che quel dolore non trova le parole per essere espresso e quindi rimane silente.

O peggio, si nasconde dietro muri di incomunicabilità, fatti di battute ciniche o di svalutazioni nei confronti di se’, della terapia e del mondo intero.

E così non ci sono grandi cose da fare, strane alchimie o strumenti mirabolanti da tirare fuori (quelli che il terapeuta ha comunque nel suo “cappello magico”).

Si tratta solo di “esserci” di ascoltare e di accogliere.Il Genogramma ovvero l’albero genealogico in chiave “psi”.

Perché è proprio vero che ciascuno sta combattendo una propria battaglia personale (una sola?) e quindi si tratta “solo” di STARE e ascoltare.

Inutile cercare di guarire le ferite se prima non si è fatto “spurgare” tutto il male che da esse fuoriesce. 

Un giorno una mia paziente mi disse: “Tutti noi dovremmo circondarci di persone dal cuore gentile”.

Che bella frase, ma soprattutto quanta verità vi si cela… Addirittura esiste una “giornata mondiale della gentilezza” che si festeggia il 13 Novembre.

Già  Marco Aurelio, ricordato proprio come imperatore – filosofo, nei suoi scritti ringraziava il nonno Vero per avergli insegnato l’arte della gentilezza e la capacità di trattenere l’ira.

E se lo si sapeva già nell’antica Roma, figuriamoci in uno studio di psicoterapia!

Ovviamente lo si deve fare in modo professionale, non come fanno i preti, i counselor (vabbè l’ho detta) o i nostri più cari Amici.

In modo “attivamente accogliente” accompagnando l’Altro per la strada che sappiamo essere la migliore. Quando stiamo facendo una passeggiata in montagna sono tanti i percorsi che possono portarci in cima, ma se non troviamo quello più consono per la nostra preparazione atletica finiremo per farci del male.

Abbiamo davanti un’ “infanzia ferita”(sempre per citare Cancrini) della quale dobbiamo prenderci cura.

Spesso racconto ai pazienti (ed ora anche a voi se siete arrivati a leggermi fin qui) ciò che mi è caduto ad uno dei tanti corsi di formazione che seguiamo annualmente.

Stavo lavorando in coppia con una collega su una tecnica ed ero talmente concentrata sulla mia narrazione da non accorgermi che accanto a me stazionava già da parecchi minuti il collega formatore. Terminato il mio “pezzo”, voltando lo vidi e rimasi stupita.

In quel momento mi disse:”Sabina non sarebbe bello se ciascuno di noi potesse andare a letto la sera e dire al proprio Bambino, quel Bambino che siamo stati e che ora è seduto proprio lì sul nostro comodino:-non preoccuparti ci sono io a prendermi cura di te-”. 

Ecco, tocca a noi terapeuti aiutare il paziente a poco a poco a prendersi cura da solo del proprio Bambino, di quel bambino ferito.

Aiutarlo a “rinarrare storie”. Mentre in passato le relazioni di accudimento di quei bambini sono state altalenanti (o al peggio decisamente traumatiche) ora il terapeuta non solo le ascolta ma ha modo di trasformarle in  “cure gentili” facendo sperimentare altre possibilità di essere nella relazione rispetto al prima. Solo così si può recuperare il “qui ed ora” (con uno sguardo rivolto al “la’ ed allora”).

E possiamo usare tutte le tecniche del mondo ma se non ci mettiamo la nostra gentilezza e la nostra “cura” andremmo poco lontani.

Ecco quindi perché secondo me un terapeuta “corregge bozze”.

Perché se il paziente ha varcato la soglia dello studio significa che la prima bozza non era stata neppure lontanamente soddisfacente.

Ora finalmente ha modo di riparare quella storia.

Sempre con gentilezza perché :

Sii gentile quando possibile. È sempre possibile” Dalai Lama

Dott.ssa Sabina Natali, Psicologa, Psicoterapeuta Torino
C.so IV Novembre, 8.
E-mail: info@natalipsicologatorino.it
Tel: 338/3052197