Cara Doc,

le scrivo dopo la nostra ultima seduta, più per me che per lei a dire il vero, perché scrivere mi permette di “fare il punto” sulla fine del mio percorso con lei (sa che non sono mai riuscita a chiamarla terapia perché mi ha sempre fatto effetto….percorso è meglio).

L’ultima volta che ci siamo viste mi ha chiesto: “Se potesse riascoltare la registrazione dei primi 10 minuti della prima volta che ci siamo c onosciute cosa direbbe?”. La registrazione non l’avevamo perché lei non la utilizza, ma con quella domanda mi sono comunque sentita catapultata ad un tempo molto passato, non tanto cronologicamente ma psicologicamente parlando.

Ora non mi riconosco in quella Chiara, o almeno non totalmente. Certo, le parti fondamentali rimangono ma allora ero sofferente, apatica, ansiosa, stanca, sempre giù di morale (che era quello che più mi faceva stare male) Ecco le ho dette tutte! Se penso che all’inizio l’avevo contattata per chiederle aiuto per mio marito che soffriva di attacchi di panico! Io non volevo ammettere di avere bisogno di aiuto. Lei piano piano mi ha aiutato ad entrare in contatto con me stessa ed “ascoltarmi”. Andavo avanti, come un caterpillar, per me ed i miei figli, ma stavo male.

Il problema era prendere contatto con queste parti di me, io che non avevo tempo neppure per andare al bagno o almeno così dicevo al resto del mondo ed a me stessa. Poi si ricorda di quando, tutta convinta, le raccontavo della mia passione per la cucina (che poi ho scoperto che passione non era infatti ora quasi non tocco più i fornelli).

Quella del “non ho tempo” però era solo una scusa e lei mi ha aiutato a capirlo con calma, senza mai forzare la mano (per come ero allora, d’altro canto, sarei scappata a gambe levate!).

Sono molto più serena. Sto meglio. Certo, i problemi della vita non sono scomparsi ma ciò che è radicalmente cambiato è il mio modo di affrontarli. E conseguentemente sono anche cambiate le persone intorno a me e il loro modo di porsi ei miei confronti. Ora posso “darmi il permesso” (mi piace citarla ogni tanto…) di provare le emozioni che prima neppure pensavo di avere (quanta paura mi facevano!).

E’ come se ora avessi una mappa con la quale potermi muovere, mentre prima o non me ne accorgevo o ci stavo male e basta.

Dice Franklin P. Jones:”L’esperienza è quella cosa meravigliosa che ti permette di riconoscere un errore ogni volta che lo commetti di nuovo”.

Potrei stare qui a parlarle per ore ma meglio che interrompa. Non prima di averle detto con gli occhi un po’ lucidi: “Grazie Doc!”.

N.B. Questa lettera è il frutto di un mosaico di parole dette da molti miei pazienti diversi alla fine del loro percorso terapeutico.

Sempre infinitamente li ringrazio per quanto da loro ho imparato…

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Dott.ssa Sabina Natali, Psicologa, Psicoterapeuta Torino
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