Nessuno promette tanto come quello che non manterrà.
(Francisco de Quevedo)

 

E’ un classico di inizio anno, un po’ come prendersi l’influenza durante le festività. La frase di esordio è : “Basta! Ora mi ci metto di impegno! Quest’anno voglio….” e qui ciascuno può declinarlo come crede: mettersi a dieta, andare in palestra, interrompere una relazione tossica. Vi siete però mai chiesti perchè proprio ad inizio anno (o in alternativa a settembre)? Da sempre l’uomo ha rivolto particolare attenzione al trascorrere del tempo, soprattutto al futuro ed alla sua predizione. Il rituale scambio di auguri di inizio anno si riferisce proprio agli àuguri, sacerdoti romani (ma prima ancora etruschi) che avevano il compito di interpretare la volontà degli dei attraverso il volo degli uccelli.

Secondo i greci il tempo si divideva in: Chronos, una successione di istanti, il tempo nella sua successione cronologica; Aion, che allude ala vita come durata ed infine Kairos, l’occasione, il momento buono per fare qualcosa. Ma Kairos è per l’appunto un momento, che non dura un anno.

Lo Statistic Brain Research Center ha calcolato che meno del 10% di coloro che si creano buoni propositi sono in grado di potarli a termine.

Ecco allora una lista di 6 errori comuni con i quali auto-boicottiamo i nostri buoni propositi, ma voi ridefinite questi errori in positivo ed il gioco sarà fatto:

 

  • Non parlare di buoni propositi ma di obiettivi.

 

Proposito deriva dal latino propositum, part. pass. di proponere, ciò che è posto innanzi.

Quindi un proposito non è un obiettivo, il quale invece è strutturato in modo tale da: a) avere una finalità positiva; b) avere una potenzialità di essere raggiunto.

 

  • Non considerare Kairos ma solo Chronos.

 

Cadiamo nell’errore di darci obiettivi a lunga scadenza, troppo lunga. Un generico: “Voglio iscrivermi in palestra” oppure: “Devo perdere 20 kg.” è destinato al fallimento in partenza. E’ necessario definire i tempi entro i quali raggiungere un obiettivo, in modo preciso e dettagliato. Quindi non: ”Voglio andare a nuoto” ma “il 15 gennaio mi iscriverò in piscina e ci andrò il martedì e venerdì dalle 18 alle 19”.

 

  • Darsi degli obiettivi non raggiungibili.

 

Possiamo prendere in giro gli altri (e neppure così spesso come crediamo) ma non noi stessi. Per questo dobbiamo porci degli obiettivi che siano raggiungibili; essi devono essere piccoli e soprattutto dipendere solo da noi. Capita, nel mio studio di Torino, che dei pazienti alla prima seduta mi dicano: ”Sono qui perchè mia moglie/marito vuole che io cambi”. Una terapia che inizia in questo modo è destinata al fallimento. Se solo uno dei membri della coppia decide di chiedere aiuto (ed il problema è di coppia) allora uno solo svolge il lavoro di due e quando torna a casa lo vedrà boicottato dall’altro che nel mentre è rimasto sul divano. Gli obiettivi devono sempre essere personali.

 

  • Non si fanno piccoli passi e non si monitora il cambiamento.

 

Un vecchio detto diceva: “la scalata di una montagna inizia con il primo piccolo passo”. Inutile provare a partire da chissà cosa. Meglio avere un obiettivo magari grande ma suddividerlo in piccoli step. Così facendo si potranno monitorare i risultati. Una frase forse un po’ forte ma che assolutamente condivido, è quella di J. Belford: “L’unica cosa che si frappone tra te e il tuo obiettivo è quella stronzata di storia che racconti a te stesso sul motivo per il quale l’obiettivo non si può raggiungere”.

Vi è un’area del nostro cervello, l’ippocampo, che è in grado di immaginare le situazioni future come molto attraenti. L’ippocampo però è anche in grado di ricordarci quanto bella sia una tentazione. Sarà poi compito della parte dorso laterale della corteccia prefrontale a farci “ragionare” differendo il piacere. Ovvero, se monitorando passo passo i risultati vediamo che ci sono stati degli esiti positivi allora saremmo maggiormente motivati a proseguire.

 

  • Non andare al ripescaggio.

 

Immagino che anche l’anno scorso avrete stilato una lista che sarà naufragata miseramente. Allora lasciamo i vecchi obiettivi al vecchio anno, anche perché non averli conseguiti avrà creato una certa frustrazione. Anno nuovo, obiettivo nuovo.

 

  • Il troppo stroppia.

 

Stilare liste è rassicurante ma non così utile in fatto di raggiungimento di obiettivi. Bisogna sceglierne pochissimi e meglio sarebbe uno per volta. Quindi mi raccomando: meglio pochissimi ma buoni!

 

Riassumendo:

L’obiettivo deve essere:

  • Realistico;
  • Piccolo;
  • Alla nostra portata;
  • Nostro;
  • Dettagliato.

 

Se proprio non doveste riuscire nell’impresa, rivolgetevi a uno psicoterapeuta poiché insieme potrete capirne le cause.

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Dott.ssa Sabina Natali, Psicologa, Psicoterapeuta Torino
C.so IV Novembre, 8.
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