Come psicologa a Torino https://www.natalipsicologatorino.it mi trovo spesso davanti a questo interrogativo:

Quali sono i sintomi del trauma psicologico e come superare lo shock con la psicoterapia.

Come sempre in questi casi un po’ di etimologia non guasta.

La parola trauma deriva dal greco τραῦμα (-ατος) che significa ferita.

Esiste anche un altro riferimento etimologico. La radice TAR=TRA indica in qualche modo il muovere, il “passare al di là “.

Significa cioè che ad un certo punto dello scorrere dell’esistenza accade un evento (traumatico appunto) che sconvolge la normale routine e che ha un effetto molto negativo sulla persona che lo sta vivendo.

Ovviamente esistono vari livelli di esperienze traumatiche. Rimando per un approfondimento in tal senso al mio articolo “Lasciare il passato nel passato” non è solo il titolo di un libro.

Le conseguenze negative di tali situazioni non riguardano solo gli aspetti psicologici ma anche quelli fisici, messi in rilievo dalle continue ricerche della psiconeurommunologia e dagli sviluppi  delle tecniche di neuro imaging.

Il tema è molto interessante e a chi volesse approfondirlo consiglio un libro di Robert M.Sapolsky:”Perché alle zebre non viene l’ulcera”, Castelvecchi Editore, Roma, 2018.

Qui cito “solo” gli effetti su parti del cervello quali: amigdala, ippocampo e corteccia prefrontale mediale, deputate all‘elaborazione delle emozioni. Oltre a ciò si considerino anche gli effetti che lo stress ha sull’attivazione del sistema ipotalamo-ipofisi-surrene e il molto che ne consegue.

Spezziamo comunque una lancia. Nella maggior parte dei casi siamo così resilienti (=bravi!) per elaborare da soli i traumi e proseguire con la nostra vita normale.

Ma se ciò non accade allora….sono guai!

Uno degli effetti di un trauma non elaborato è dato dal fatto di continuare a riviverlo continuamente, ivi incluse le sensazioni, le emozioni negative e i ricordi collegati all’evento (o agli eventi) stessi.

Uno dei gravi errori che si fa in questi casi è dirsi:”Passerà”. Piè tempo si aspetta, peggio è. Per questo è bene intraprendere un percorso di terapia individuale per uscirne TERAPIA INDIVIDUALE

Lo psichiatra olandese Bessel Van Der Kolk della Boston University School of Medicine afferma a tal proposito : “I traumi sono tradotti in ricordi fisici, che creano disagio più dell’esperienza in sé”.

Oltre a ciò si possono creare fobie legate alla situazione traumatica. Visto che esse provocano un’enorme sofferenza la persona che le prova cerca in tutti i modi di evitare le  situazioni in cui esse si scatenano dando vita a comportamenti che sono definiti proprio evitanti. Spesso però la tentata soluzione non solo non risolve il problema ma lo aggrava.

La persona che ha subito uno stress si trova nella situazione di quella che tecnicamente si chiama iper attivazione interna:  eventi, anche piccoli possono diventare un grande problema. Qualsiasi stimolo esterno crea a livello fisico un’iperattivazione sel sistema interno di allerta. Tutto ciò a lungo andare può creare tutta una serie di sintomi fisici anche piuttosto gravi (per non parlare ovviamente di quelli psicologici).

Inoltre, per citare “in ordine sparso” altre conseguenze legate al trauma:

  1. Senso di colpa;
  2. disturbi del sonno;
  3. Difficoltà di concentrazione;
  4. Problemi fisici (cefalea, difficoltà digestive…)
  5. Etc…

Fini qui le notizie “tragiche” (molte ve le ho risparmiate!).

Ora veniamo alle soluzioni, perché esistono!

Qui abbiamo la notizia buona e quella cattiva. Iniziamo dalla buona. Ci sono una serie di pratiche da poter fare in autonomia senza dover ricorrere all’aiuto di un terapeuta. Ad esempio lo yoga, il Tai Chi, e comunque tutte le pratiche orientali che aiutano il nostro corpo e la nostra mente a ritrovare il Qi ovvero la propria energia.

Anche il contatto con la natura, il silenzio, e gli animali domestici sono dei veri e propri toccasana.

Ora la notizia cattiva: tutto ciò non è sufficiente seppur utilissimo.

E’ necessario quindi integrare due tipi di terapie: le prime si chiamano Bottom Up (dal basso in alto). Il loro scopo è quello di aiutare il paziente partendo proprio da gli aspetti fisici ovvero dalle conseguenze che il trauma ha lasciato sul corpo. Uno degli esercizi maggiormente utilizzati in questo senso è quello del radicamento a terra. Si invita la persona a sentirsi radicata al qui ed ora (terra), poi a respirare profondamente (aria), a concentrarsi sulla propria saliva (acqua) e infine ad aprire la mente verso l’immaginazione (fuoco).

Le seconde sono di tipo top-down: le terapie basate sui processi cognitivi che coinvolgono attenzione e memoria. Ne fanno parte le psicoterapie classiche.

Quindi per arrivare alla piena e totale elaborazione dell’evento o degli eventi traumatici entrambe sono fondamentali. E ciò può avvenire solo ed esclusivamente attraverso psicoterapeuti formati. In particolar modo una delle tecniche d’elezione è l’ EMDR Superare l’ansia da palcoscenico con l’EMDR.

Un corollario alla notizia buona, come testimonierebbero i pazienti che vedo nel mio studio di Torino:

Il trauma è una realtà della vita, ma non per questo dev’essere una condanna a vita”.
Peter A. Levine

Dott.ssa Sabina Natali, Psicologa, Psicoterapeuta Torino
C.so IV Novembre, 8.
E-mail: info@natalipsicologatorino.it
Tel: 338/3052197