Come psicologa a Torino https://www.natalipsicologatorino.it, ma soprattutto come terapeuta di coppia TERAPIA DI COPPIA  una delle situazioni più comuni che mi trovo ad affrontare è quella che segue.

Terapia di coppia dopo la separazione: scopri come si svolge e perché è utile anche quando non si ha intenzione di tornare insieme.

Un mio saggio didatta un giorno a lezione ci disse: “Bisogna essere in due per mettersi insieme ma basta uno per lasciarsi”. Quanta saggezza passa attraverso la semplicità!

Però spesso chi non la pensa proprio così tenta (quello che crede essere)  il “tutto per tutto”: la terapia di coppia. Inutile dire che in questi casi la premessa non è proprio delle migliori, soprattutto se è la donna ad aver preso la decisione.

Rivolgersi ad un professionista è comunque sempre una buona idea. Non si tratta tanto di puntare “al risultato” ma  di “stare meglio attraverso il cammino” (e ciò è possibile solo a percorso terminato).

Al fine di riassumere questi concetti, derivanti non solo dalla mia formazione sistemica, ma anche da ciò che vedo nelle coppie che si affidano alle mie cure nel mio studio di Torino eterosessuali ed omosessuali TERAPIA DI COPPIA OMOSESSUALE, passerò attraverso le parole di una delle canzoni a mio parere più  “terapeutiche”. “Insieme a te non ci sto più” di Franco Battiato, che proprio della fine di un amore tratta.

Le canzoni ci dicono sempre molto su noi stessi, non solo ad ascoltarne la melodia ma a leggerne bene i testi.

In una strofa recita: “quando andrò devi sorridermi se puoi, non sarà facile ma sai si muore un po’ per poter vivere“. Credo che in queste poche parole siano racchiusi trattati di psicologia di coppia. Innanzitutto: “quando (IO) andrò “.

Prendere la decisione di terminare un rapporto importante non è mai cosa facile o per abitudine o per paura di rimanere soli o ancora di soffrire (elenco certo non completo).

Così spesso si portano avanti rapporti del cui logorio siamo ben consapevoli ma che al contempo ci rassicurano poiché ai nostri occhi l’alternativa (terminare il rapporto) sarebbe molto più dolorosa.

Quando, dopo mille sofferenze, la decisione è stata presa “(io andrò”) è perché è avvenuto il riconoscimento della sofferenza dentro di noi. Ma…”non sarà facile“.

Il cambiamento passa attraverso il riconoscimento. Se non siamo in grado di dire a noi stessi che stiamo male, che stiamo soffrendo e se non siamo disposti a piangerne allora non potrà avvenire il distacco (vedasi ad esempio: Dalle crisi si può rinascere: la resilienza.).

Accettare che un amore sia finito non significa che siamo “falliti” perché “è colpa mia” “no, è colpa tua“. Quando un amore finisce è perché è stata la relazione tra le due persone ad essersi “ammalata” e per guarirla o ci si rivolge ad un professionista o a lungo andare si rischia di contorcersi su tentate e fallite soluzioni che non hanno portato da nessuna parte.

Non ci resta, quando la decisione è stata presa, che accettare tutto ciò e…”non sarà facile lo sai si muore un po’ per poter vivere“. Certo, esiste il tempo della sofferenza, che ha una durata variabile, ma anche il tempo delle domande costruttive, che saranno essenziali per chi verrà dopo.

  • Cosa ho imparato di me nella relazione con lui/lei?
  • Cosa sarebbe il caso io cambiassi?
  • Ci sono dei copioni che si ripetono negli uomini /donne della mia vita?
  • Perché si assomigliano fondamentalmente così tanto?

E tante altre la cui risposta ci farà “morire un po‘ ” ma per “poter vivere“.

Ho letto da poco in rete una frase che mi ha colpito: “Non odiate la goccia che ha fatto traboccare il vaso poiché è da lì che proviene il cambiamento”.

Anche la fine di un amore può essere una buona occasione per occuparci finalmente di noi e delle nostre sofferenze interiori, che magari accantoniamo da tempo.

Non sono poche le terapie che iniziano proprio dalla fine di un amore. E ne escono fiori bellissimi!

Dott.ssa Sabina Natali, Psicologa, Psicoterapeuta Torino
C.so IV Novembre, 8.
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Tel:338/3052197