Impara a scrivere le tue ferite sulla sabbia e a incidere le tue gioie nella pietra.
Lao Tzu

Ho una passione (beh più di una): i mercatini dell’usato. Trovo il mondo degli oggetti affascinante, così come le storie che essi racchiudono. Ancor di più amo riattare vecchi mobili: prendere carta vetrata, cementite, antitarlo e vernice, e “metter le mani in pasta” mi danno la stessa soddisfazione che ho quando un paziente finisce la terapia e sta finalmente bene.
Questa premessa per raccontare una storia…
Dovendo arredare il nuovo studio, pensando a un ambiente molto accogliente,  con degli oggetti ciascuno con un significato preciso ho pensato fosse giunto il momento di inserirci qualcosa fatto da me. Mi sono messa alla ricerca di un baule da restaurare e ne ho trovato uno della fine dell’800, utilizzato per trasportare i corredi matrimoniali. Il costo irrisorio avrebbe dovuto farmi riflettere sul lavoro che c’era da fare per rimetterlo all’onor del mondo ma presa dal “sacro fuoco” dell’entusiasmo mi erano sfuggiti molti “particolari” (il fondo “rattoppato” malamente, la stoffa da eliminare completamente, i tarli…).
Armata di santa pazienza e non ascoltando chi mi diceva: “Non avresti fatto prima a comprarne uno nuovo?” mi sono messa al lavoro. Un giorno in cui l’opera di eliminazione della stoffa (uno dei primi step) si stava rivelando particolarmente ardua, mi è venuto da riflettere su quanto ciò che stavo facendo fosse molto simile al percorso psicoterapeutico!

Ad un primo momento di scoramento di fronte all’impresa di restauro (“Non riuscirò mai a uscire da questa tristezza/ansia attacco di panico continuo etc.“) e’ seguita la decisione di mettermi all’opera (il paziente decide di fare qualcosa di diverso per stare meglio ovvero fare la prima telefonata, la più difficile).
Dopo una prima osservazione approfondita del baule (si pongono gli obiettivi terapeutici e si decide su cosa andare a lavorare), ho iniziato a togliere la stoffa che lo avvolgeva ma che ormai era marcia (attutire fino ad eliminare i sintomi e i comportamenti che provocavano sofferenza), carteggiare il legno, stendere l’ anti tarlo e aspettare un mesetto affinché facesse effetto (approfondire i temi che ciascun paziente porta, per il tempo necessario, senza fretta) e poi la parte più bella…dipingere come si vuole il baule stesso (iniziare a osservare i primi miglioramenti), aspettare che asciugasse (vedere “come procede” la vita di tutti i giorni) e poi ammirare il lavoro finito (rendersi cioè conto che realmente il nostro modo di vivere e’ cambiato).
Alla fine è vero che il baule e’ sempre lo stesso (la persona e’ sempre quella) ma ora riattato e’ tutta un’altra cosa!
Così come il restauro ha bisogno dei suoi tempi, delle sue fatiche e dei suoi momenti di scoramento, così anche la psicoterapia inizialmente pare impresa ardua (ma pare solo se la si compie con un professionista certificato), che alla fine però darà i suoi frutti.

Ps Il baule non è ancora terminato, ma anche lui ha bisogno dei suoi tempi…

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Dott.ssa Sabina Natali, Psicologa, Psicoterapeuta Torino
C.so IV Novembre, 8.
E-mail: info@natalipsicologatorino.it
Tel:338/3052197