Cosa fai per prima cosa quando impari a nuotare? Fai degli errori, non è vero? E cosa accade? Fai altri errori, e quando tu hai fatto tutti gli errori che è possibile fare senza affogare e alcuni di loro anche più e più volte, cosa scopri? Che sai nuotare? Bene – la vita è la stessa cosa che imparare a nuotare! Non aver paura di fare degli errori, perché non c’è altro modo per imparare come si vive.

Alfred Adler

La memoria e’ una funzione cognitiva superiore tra le più affascinanti e analizzate. Ha la caratteristica di essere multidimensionale, per questo non possiamo pensare che solo una delle sue componenti, quella che si occupa del movimento – memoria cinestesica -, influenzi la performance in pubblico.

Essa deve essere supportata dalla memoria visiva (analisi del brano) e dalla memoria che ne permetta l’analisi, per così dire, “intellettuale”.

In particolare è abbastanza intuitivo pensare che gli aspetti motori vadano appresi prima dell’esecuzione in pubblico.

Come abbiamo visto negli articoli precedenti sul tema (vedi: “Perché sbaglio mentre suono? Il ruolo dell’attenzione nell’ansia da palco”) non sono quindi solo la paura o la memoria a influenzare la performance, ma anche fattori “insospettabili” come l’attenzione. Insomma non è sempre colpa del “maggiordomo” come nei migliori romanzi gialli.

Quando un musicista apprende un nuovo brano gli engrammi motori vengono immagazzinanti nella “memoria a breve termine”. In questa fase il concentrarsi dell’attenzione su elementi che con la musica non hanno relazione e che possono andare dal: “Devo richiamare il mio fidanzato perché ieri sera non mi è piaciuto il suo tono di voce” a “Sto deludendo il mio Maestro” per chiudere con un ottimistico “Non riuscirò mai a sfondare”, non fa che influenzare negativamente la performance. Quando poi il brano con la pratica viene appreso con sicurezza diventando un automatismo, ciò che può inficiare l’esecuzione e’ il concentrarsi sui singoli movimenti poiché in questo modo non si lascerebbe “il pilota automatico” (cioè gli apprendimenti motori consolidati del brano) agire liberamente.

In buona sostanza se si cerca di controllare troppo ciò che si sta facendo si rischia di combinare un patatrac!

Alla Royal Accademy di Londra, prestigiosa scuola musicale inglese, si utilizza un metodo che potremmo quasi definire di “desensibilizzazione sistematica” alla performance pubblica. Dapprima l’allievo suona solo di fronte al docente, poi in piccoli saggi di classe ed infine, se tutto va liscio, davanti ad un pubblico più numeroso e via via più prestigioso. In questo modo ci si abitua fin da piccoli a suonare davanti ad altri, al fine di stemperare le aspettative.

Per questo e per atri motivi che analizzeremo via via, l’ansia da palco è un fenomeno molto complesso ma sicuramente superabile, come direbbero i pazienti che sono passati nel mio studio a Torino.

 

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Dott.ssa Sabina Natali, Psicologa, Psicoterapeuta Torino
C.so IV Novembre, 8.
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