Occorre molta pazienza per impararla.
Stanislaw Jerzy Lec

Quello che segue e’ un articolo un pò diverso dal solito. Nasce da una mia passione (la lettura)  e da un libro che un giorno una paziente del mio studio di Torino mi ha detto di aver letto e de quale abbiamo disquisito. Un libro che alla fine ho letto anche io. Una serie di brevissimi racconti, che a ben vedere avrebbe potuto scrivere ciascuno di noi, in cui a farla da padrona è la pura e semplice quotidianità. Un bel testo, che a mia volta consiglio caldamente.

Ho estratto questo racconto, che poi è quello dal quale è tratto il titolo stesso, perché ci insegna ad avere pazienza. Non nel senso moralistico con cui le mamme una volta dicevano: “Sopporta, la vita è dura” ma con uno sguardo “oltre”.

Allora a tutti coloro i quali stanno affrontando un dolore più grande di loro ecco le parole di David Thomas:

Dicono che almeno una volta ci sono passati tutti, non c’è niente di straordinario. Visto da fuori ho l’aria di uno che sta bene, ho una vita sociale, un sorriso gentile e una risata schietta, tutto nella norma.
Ma è come se dentro mi scorresse una pioggerellina che, senza darlo a vedere, concima il terreno dei miei ricordi con quella donna. Una pioggerellina discreta ed incessante.
Nonostante questa presenza sto a meraviglia. La vita non mi sorride particolarmente, ma nemmeno mi mostra i denti. Guadagno abbastanza e faccio un lavoro che mi appassiona. La salute non potrebbe andare meglio, provo sempre lo stesso piacere a fumare senza fare niente e ho una compagna. Una compagna d’oro, si capsice. carina, intelligente, gentile, spiritosa, attraente e per nulla rompicoglioni. Una ragazza con cui passo momenti semplici e piacevoli. Ci vediamo poco ma con regolarità come fossero degli extra. Così ci risparmiamo la pena di sopportarci. Non ci verrebbe mai in mente di passare una serata insieme senza averlo davvero voluto. “No stasera no” non è mai un problema, non dà adito a nessun dubbio.
Solo che purtroppo c’è la ex.
E’ destablizzante voltarsi all’improvviso e incrociare occhi marroni anzichè verdi, trattenersi dal pronunciare un nome a cui la lingua aveva fatto l’abitudine, svegliarsi la notte e accarezzare capelli corti anzichè lunghi, prendere confidenza con un piacere nuovo.
Non c’è verso di farla svanire, di avere pace. E’ sempre lì,in un angolo,mai troppo lontana. Potrebbe quasi essere sgradevole,non fosse che la sua presenza mi complica la vita,come un sassolino nella scarpa che ti dà fastidio quando cammini.
So perfettamente che è inutile pensarci, che nessuna improvvisa presa di coscienza la farà tornare. So che mi ha amato e non mi amerà più. Non ci sto male. Accetto la sua assenza come qualcosa di irrimediabile. Non mi aspetto niente. L’unica cosa che vorrei è ritrovarmi solo, senza la sua immagine sfocata. Mi sembra che la faccenda vada per le lunghe ,tutto qui, talmente per le lunghe che mi capita di disperare.
Allora a volte,  per rassicurarmi e perché mi rifiuto di combattere inutilmente contro quello che è più grande di me, penso ai bufali delle pianure africane che, quando sulla savana si abbatte il temporale, restano ben piantati sulle loro quattro zampe, abbassano la testa ed aspettano, immobili, che smetta di piovere”.

David Thomas, La pazienza dei bufali sotto la pioggia, Ed. Marcos Y Marcos, Milano, 2011.

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Dott.ssa Sabina Natali, Psicologa, Psicoterapeuta Torino
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