Non è facile disabituarsi ai gesti che si sono abituati a noi“. Milan Kundera

Ultimamente capita, nel mio studio di Torino, che si rivolgano a me sempre più donne alle prese con la fine di un amore (matrimonio o fidanzamento), più o meno lungo che sia. La fisiologica necessità di elaborare il lutto per il rapporto finito si somma il problema del legame con gli oggetti e le case abitate insieme.

Ci si pone la domanda: “Cosa me ne faccio di quel quadro/souvenir/lampada/anello/vaso che mi ha regalato/abbiamo comprato insieme in viaggio, (etc.) che rappresentava NOI e che ci siamo ripromessi di non buttare mai?”. Parte del tempo terapeutico è speso per capire le ragioni profonde che stanno dietro al legame con quegli oggetti, a rielaborarlo e/o a prepararsi a staccarsi (fisicamente ed emotivamente) da essi.

Hideko Yamashita, autrice giapponese, nel 2000 mise a punto un metodo di “gestione” (non solo di riordino) degli oggetti. E’ il DAN SHA RI che nasce da tre insegnamenti dello yoga: la risoluzione, la rinuncia ed il distacco: Dangyo,Shagyo,Rigyo.

I tre passi da seguire per l’autrice sono:

  1. Il DAN, rifiutare ovvero negare l’ingresso a nuovi oggetti inutili nella nostra vita;
  2. Lo SHA, il buttare ovvero liberarsi dagli oggetti che sovraccaricano l’abitazione;
  3. Il RI , lo staccarsi, il rinunciare all’attaccamento alle cose.

Il metodo viene applicato dall’autrice a tutto il mondo degli oggetti che si trovano nelle nostre abitazioni. Se siete curiosi vi consiglio la lettura del suo libro: “Dan-Sha-Ri. Riordina la tua vita”; Fabbri Editori, Milano, 2017.

Qui considererò questo metodo, da me rielaborato, solo in relazione all’argomento trattato in questo articolo.

Sono 2 gli elementi da prendere in considerazione:

a) La relazione che il soggetto ha con l’oggetto;

b) L’adesso, il qui ed ora.

Se la relazione con quegli oggetti è diventata inutile, nociva o inesistente, allora essi non potranno più ricoprire serenamente il loro ruolo, anzi diventeranno tossici poiché rappresenteranno una sorta di “memento mori” di un rapporto ormai inesistente. Al momento di metterci mano salteranno fuori, come da un cilindro magico, tutta una serie di cose che neppure si pensava di possedere. Potrete sentirvi invasi da un senso di soffocamento…Chi pensava più di aver comprato quel soprammobile nel viaggio in Sicilia? Non parliamo della clessidra di design trovata in un mercatino delle pulci francese: “A me neppure piaceva: dovevamo comprare sempre e solo ciò che piaceva a lui!”.

Sicuramente in passato l’oggetto che avrete comprato insieme al vostro lui/lei (o che vi è stato regalato) ha avuto il suo profondo significato.

Qui veniamo al secondo elemento di cui parlavano poc’anzi: l’adesso, il qui ed ora.

Esemplificativo di quello che si intende è un bellissimo libro di Orhan Pamuk: “Il museo dell’innocenza”, incentrato sul rapporto che il protagonista del romanzo ha con gli oggetti toccati o posseduti dalla sua amata. Vi si legge: “La potenza evocativa degli oggetti dipende dai ricordi a cui sono associati, ma naturalmente anche dai capricci della nostra fantasia e della nostra memoria (…). I regali che le avevo portato in quegli anni, i pettini, le spazzole, gli specchietti, le spille a forma di farfalla erano tutti ben conservati nei cassettini degli armadietti nella sua piccola camera. Ritrovare lì i fazzoletti che non ricordavo nemmeno di averle regalato,, i calzini della tombola, i bottoni di legno che pensavo fossero per sua madre, le lettere d’amore che le avevo fatto avere mi metteva in una situazione di sfinimento spirituale tale che non potevo indugiare più di una mezz’ora davanti a quei cassetti e a quegli armadi impregnati dell’odore di Fusun”.

Quell’oggetto ha cristallizzato un momento che, seppur bello, fa parte del passato. Pretendere ORA che si riattualizzi, proprio grazie alla conservazione dell’oggetto stesso sarebbe come pretendere di camminare tutta la vita con lo stesso paio di scarpe.

Non bisogna però obbligarsi a buttare tutti gli oggetti subito, sarebbe controproducente.

Piuttosto sedetevi sulla sedia più comoda che avete in casa e guardando l’oggetto in questione prendetevi il tempo per riflettere sul fatto che nel qui ed ora (nel vostro personale qui ed ora) sono ormai diversi i valori che vi legano ad esso perché voi siete diversi, perché state cambiando. E per voi quegli oggetti ora rappresenterebbero solo delle ancore a pezzi del vostro passato che se mantenuti non faranno altro che trascinarvi in basso.

Gli oggetti, non essendo dotati di vita propria, non potranno dirigersi da soli verso la raccolta differenziata. Sarete pertanto voi ad avere il potere su di essi portandoceli.

Disfarsi di un attaccamento è un’azione potente, un riprendersi il potere e decidere cosa si vuole fare (o non fare) di tutta la propria vita, proprio attraverso il disfarsi dell’oggetto stesso.

Inizierete pertanto a sentirvi cambiare profondamente poichè così facendo gli oggetti non avranno il sopravvento.

COME FARE NELLA PRATICA?

Ecco alcuni passaggi che possono essere utilizzati come bussola:

1 Iniziate da poco. Non vogliate strafare da subito poichè andrete sicuramente incontro alla frustrazione. Chiedetevi quanto tempo potete dedicarci: mezz’ora? Un’ora? Un quarto d’ora? Dovete eliminare gli oggetti da quella stanza/armadio/cassetto che appartenevano a lui/lei nel tempo che stabilirete voi. Quindi il “lo finisco domani” è assolutamente bandito.

2 Iniziate “soft”. Non lo fate da ciò che è molto connotato dal punto di vista psicologico poiché rischiereste di bloccarvi subito.

3 “Cosa inizio a buttare?” Vi verranno in mente oggetti legati a ricordi positivi poiché sono quelli che oppongono maggiore resistenza.

3 Questo oggetto è piacevole o spiacevole? Qui non dovete barare…Può essere stato piacevole nel “là ed allora” (quando lo usavate con lui/lei o quando lo avete acquistato), ma ora?

4 Gli oggetti sono un po’ come le persone perchè in un certo senso “ne fanno le veci”. Per questo prima di eliminare un oggetto sarebbe molto utile potergli dire “Grazie” o “Mi dispiace”. Il significato delle due parole è molto diverso; scegliete quella che più vi si confà. Non vi sentite stupidi, non ponetevi troppe domande: fatelo e vedrete che servirà.

….

Così facendo vi renderete conto che la chiusura definitiva di una relazione passa anche attraverso i cassonetti della raccolta differenziata!

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Dott.ssa Sabina Natali, Psicologa, Psicoterapeuta Torino
C.so IV Novembre, 8.
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