Il segreto: scopri se mantenerlo o svelarlo.

Come psicoterapeuta nel mio studio di Torino: https://www.natalipsicologatorino.it ho a che fare con i segreti molto frequentemente.

La parola segreto deriva da secretum che in latino è il participio segreto di secreto:separare, mettere da parte. Infatti, secondo la definizione data dai ricercatori, il segreto è: “l’occultamento di informazioni ad almeno una persona, la soppressione attiva della sincerità o ancora l’inganno intenzionale con il quale si omette un’informazione”.

Ecco perché in realtà nel “mantenere un segreto” vi è una doppia lettura:

  • individuale, la scelta del contenuto delle informazioni da occultare e nella relazione che esse assumono con parti di se’;
  • relazionale poiché già nell’ intenzione di celare qualcosa è previsto qualcuno a cui celarla.

Cosa tendiamo a nascondere maggiormente?

Uno dei maggiori studiosi in materia, M. Slepian, ha raccolto circa 13.000 segreti di volontari e li ha categorizzati in 38 categorie. Quelle che vanno “per la maggiore” sono: infedeltà (sessuale ed emotiva), consumo di droga, orientamento sessuale, passatempi considerati come poco “leciti”, furti, traumi, eventi familiari fino ad arrivare alla categoria meno rappresentata ovvero l’insoddisfazione sul lavoro.

Esiste un’ovvia differenza tra l’essere portatori di un segreto personale o detentore di uno altrui.

Se si ha un segreto ciò che pesa di più non è tanto il senso di colpa bensì la vergogna, legata al sentirsi senza valore o impotenti. Chi prova vergogna significa che ha tenuto nascosto qualcosa che gli pesa molto, e sul quale riflette maggiormente, mentre chi si sente in colpa è meno portato alla riflessione e tende ad esprimere meno i segreti.

A volte la segretezza può avere effetti sull’umore (ansia, stress, depressione, sensi di colpa appunto ), soprattutto se ci si trova a rimuginare sul segreto e più un segreto è importante più ovviamente ci pensiamo. Tendiamo a mantenere il segreto non solo per vergogna o senso di colpa, ma anche per la (finta) idea di proteggere l’altro: ma in realtà chi si sta proteggendo veramente se non se’ stessi ?

Solitamente si tende a proteggere i figli, i membri del sistema familiare più “deboli” (all’importanza del segreto familiare dedicherò un articolo a parte) dimenticandoci però che a nulla vale il tentativo di celare davanti allo strapotere incontrollabile dell’inconscio che farà di tutto (atti mancati, lapsus, linguaggio corporeo fino ad arrivare ai sintomi o addirittura al mettere in pericolo la propria vita) per far sì che quel segreto non sia più tale.

Sulla decisione di raccontare a qualcuno un segreto pesa molto il contesto culturale e sociale in cui la persona vive, in particolare il fatto di sentirsi giudicati o liberi di raccontare senza il peso del giudizio. Se, ad es., la persona pensa di aver “infranto la norma” e teme per questo di essere giudicata, allora tenderà a  voler celare il segreto. Significativa una ricerca fatta da Major e Gramzow (1999) che hanno intervistato 442 donne in merito all’aborto da loro vissuto. Più quelle donne sentivano su di se’ lo stigma sociale meno erano pronte a raccontare, anche a due anni di distanza dall’aborto stesso.

Ma se alla fine, dopo tanto rimuginare, si decidesse proprio di raccontarlo quel segreto ?Verso chi sarebbero rivolte maggiormente le nostre confidenze?

Anche in questo caso la nostra psiche (che ci vede molto più lontano di noi!)non fa le cose casualmente.

Abbiamo detto all’inizio che il segreto è una faccenda prima di tutto relazionale. Quando si sceglie qualcuno a cui raccontare succede che poi il rapporto tra quelle due persone si intensifica, diviene più stretto.

Conoscere un segreto da’ potere anche perché ci permette di conoscere meglio l’altro ( ora rapportatelo al vostro matrimonio…). E anche di modificare completamente l’immagine di se’ o del partner.

Prendete ad es. i casi nei quali il segreto ha a che fare con l’identità di genere.

La scoperta che il proprio partner (maschio o femmina che sia ) vi ha tradito con qualcuno del suo stesso sesso. In questo caso il segreto non riguarda solo vs. marito/moglie ma anche voi con tutti i naturali interrogativi del caso:”Come ho fatto a non accorgermene prima?”;”Allora non mi ha mai amato!”; “Non valgo nulla come uomo/donna” etc.

Chi si preferisce scegliere nel ruolo di “confidente”?

Secondo un’altra ricerca di Slepian e Kirby i tratti caratteriali di chi riceve il maggior numero di confidenze sono l’assertività ed un atteggiamento compassionevole, soprattutto perché questo genere di persone non solo sono più pronte ad ascoltare ma anche e soprattutto a capire le motivazioni che hanno portato a celare quel segreto per anni e perché esso debba rimanere tale in futuro.

A volte per cementificare ancora di più il “sodalizio del segreto” la persona che lo riceve decide di condividerne uno proprio a sua volta quasi a dire:”non preoccuparti, con me sei al sicuro ora siamo pari”. Ed è indubbio che il ricevente avrà d’ora in poi, un potere maggiore. La persona quindi diventa depositaria del segreto e può essere tentato di usare questo potere per un tornaconto personale (ed in questo caso avremmo scelto maluccio la persona a cui aprirci)

Oppure se il segreto è molto grande e profondo chi lo detiene può essere anche tentato di allontanarsi poiché non in grado di sopportare un simile peso.

L’unico caso in cui “andiamo sul sicuro” con i segreti è il raccontarli ad un terapeuta che è legato al segreto professionale, che all’art. 11 del suo codice deontologico (codice che altre figure professionali come i counsellor ed i mediatori non hanno) recita:

Uno psicologo è strettamente tenuto al segreto professionale. Pertanto non rivela notizie, fatti o informazioni apprese in ragione del suo rapporto professionale, ne’ informa circa le prestazioni professionali effettuate o programmate, a meno che non ricorrano le ipotesi previste dagli articoli seguenti(…)“.

E per non tediarvi con gli “articoli seguenti” l’unico caso di deroga al segreto è nel caso di obbligo di referto o denuncia, e anche qui limitando al massimo le informazioni.

Ecco perché bisogna scegliere con accuratezza i professionisti ai quali rivolgersi https://www.natalipsicologatorino.it/scegliere-uno-psicologo-bravo-torino/ , controllare che siano iscritti all’albo nazionale degli psicologi (o a quello dei medici nel caso degli psichiatri) e non affidarsi a figure il cui profilo professionale non sia ben delineato.

Infine ricordiamo che se il contenuto del segreto ci fa stare male allora è meglio raccontarlo, scegliendo bene con chi farlo, poiché la verbalizzazione e’ il primo step del processo di elaborazione (e ciò che fa stare anche molto meglio!).

Perché, come afferma Stephen King:

Questa è la cosa peggiore, secondo me. Quando il segreto rimane chiuso dentro non per mancanza di uno che lo racconti ma per mancanza di un orecchio che sappia ascoltare“.

Dott.ssa Sabina Natali, Psicologa, Psicoterapeuta Torino
C.so IV Novembre, 8.
E-mail: info@natalipsicologatorino.it
Tel: 338/3052197