Ikigai: come trovare il senso della propria vita secondo l’antica arte giapponese.

Amo viaggiare. Quando non esercito come psicologa a Torino https://www.natalipsicologatorino.it cerco di far mio quel proverbio indiano che recita:”Viaggiando alla scoperta dei paesi troverai il continente in te stesso”.

Più di tutti mi attira l’Oriente, con la sua storia millenaria, la cultura e la sua filosofia di vita. Del Giappone però non me ne ero mai curata più che tanto, nulla ne sapevo ed era uno di quei luoghi che, si, “prima o poi vedrò”, ma più poi che prima.

Un giorno, il solito “caso della vita”: una formazione professionale con una collega che era appena stata proprio in quella terra e che me ne ha parlato in modo tanto entusiastico che mi si è riaccesa la lampadina:”Indaghiamo meglio”.

Ho iniziato a leggere , leggere e leggere e…”ok mi avete convinto, parto”. Quindici giorni passati in mezzo a templi, cerimonie del the, grattacieli e tradizioni. E poi il ritorno, con il pensiero la’, supportato dal desiderio di tornarci.

Mi sono trovata a riflettere su ciò che del Giappone può attirarti così tanto da trasformare l’interesse in “cattura”. Ho la mia risposta, che non è detto sia assoluta ma è mia:la lentezza. La cura per i dettagli, la calma (non si direbbe ma è così), l‘ordine ma soprattutto l’ Ikigai. (生き甲斐), termine ovviamente giapponese traducibile in:

Iki (“ vivere”) e gai (“ragione”). È un termine utilizzato (a volte anche abusato) in ogni contesto, senza essere particolarmente consapevoli del suo significato. Esso può essere applicato non solo a situazioni di successo, ma anzi soprattutto alle piccole cose:dal gustare una tazza di the con tutti i sensi (ed in questo è molto simile al concetto di mindfullness), al fare giardinaggio, da una preghiera a una passeggiata in montagna.

Uno studio condotto nel 2008 alla facoltà di medicina della Tohoku University di Sendai è interessante. Sì è somministrato un questionario a 54.996 utenti che voleva indagare la possibile esistenza di relazioni tra Ikigai e una serie di dati positivi riguardanti la salute di queste persone. In particolare una domanda appariva importante tra tutti: “Per te l’Ikigai è presente nella tua vita?“. Si poteva rispondere: sì, no, non so.

La conclusione dello studio era molto chiara. Chi coltivava l’Ikigai aveva più possibilità di non sviluppare patologie cardiovascolari rispetto a chi non lo coltivava (non vi era correlazione invece con la possibilità di sviluppare un tumore).

Questo (anche se non l’unico) è uno degli obiettivi che mi pongo nel lavoro terapeutico coni pazienti del mio studio di Torino: aiutarli a trovare il LORO IKIGAI (perché ciascuno il suo). Questo sia per la terapia individuale TERAPIA INDIVIDUALE che per la terapia di coppia TERAPIA DI COPPIA, omosessuale TERAPIA DI COPPIA OMOSESSUALE e non.

Sono cinque i pilastri per iniziare a praticarlo:

PRIMO PILASTRO: INIZIARE IN PICCOLO 

Prima di questo step esiste una premessa , affatto trascurabile.Consiste nel porsi queste domande e cercare di trovarvi risposta nel modo più onesto e sincero possibile  e chiamalo facile !):

  1. Quali sono le cose che per me hanno più valore sentimentale?
  2. Quali sono le piccole cose che mi danno più soddisfazione e piacere?

Quindi attenzione: l‘obiettivo non è cercare la felicità (solitamente quella diventa la conseguenza) bensì trovare ciò che ci piace fare, veramente e profondamente.

Non è semplice, poiché nella maggior parte dei casi passiamo gran parte del nostro tempo proprio cercando di non rispondere a queste domande in modo sincero. Ci riempiamo la vita di oggetti, esperienze forzate, tentativi (più o meno riusciti) di dar piacere agli altri senza invece considerare l’unica cosa che nella vita vale: noi stessi.

Un vecchio proverbio dice: “quando manchiamo noi stessi manhiamo a tutto il resto“. Certo, per trovare il proprio Ikigai non basta concentrarsi mezz’ora al mattino, magari mentre ci si reca al lavoro o si aspetta in fila alla posta. Quello dell‘Ikigai è un processo interiore, un cammino, che richiede: costanza, equilibrio ma soprattutto ascolto di sé.

In un bel libro intitolato Japonisme, l’autrice  Erin Niimi Longhurst afferma: ”Se pensate alla vostra vita come un fiore, l’Ikigai sarà il suo centro, ciò che tiene unito il tutto. La bellezza del fiore nasce dalla somma delle sue parti. Preso singolarmente, però, ogni petalo rappresenta una diversa sfaccettatura della vostra vita, e le cose ne fanno un insieme organico. Uno dei petali potrebbe essere la vostra professione o la vostra passione, ma potrebbe anche essere ciò che vi permette di pagare le bollette ogni mese. In che modo queste sfaccettature si influenzano a vicenda? Come possono (e come potete farlo voi) crescere diventare più forti? Quali aspetti potete migliorare?“.

SECONDO PILASTRO: DIMENTICARSI DI SE’.

Tale concetto è strettamente collegato al quinto pilastro l’Ikigai: stare nel qui ed ora, concetto caro alla Mindfulness (e non è un caso che quest’ultima nasca proprio dalle forme di meditazione buddista).

Per capire il concetto di “stare nel flusso” possiamo farci aiutare da uno psicologo ungherese dal cognome (per noi) impronunciabile: Mihaly Csikszentmihalyi: il flusso è quello stato in cui le persone sono talmente immerse in ciò che stanno facendo che tutto il resto perde di importanza.

Questa capacità ce la insegnano bene i cani ed i bambini. Avete mai osservato un bambino concentrato in quello che sta facendo? Oppure un cane mentre sgranocchia il suo osso preferito? Per entrambi non esiste nulla al mondo se non il loro flusso del momento. I giapponesi hanno una bellissima espressione per intendere ciò: ichigo ichie che letteralmente significa: ”un momento, un incontro”. È proprio perché ogni incontro è effimero bisogna goderselo completamente “restando nel flusso degli accadimenti”.

TERZO PILASTRO:ARMONIA E SOSTENIBILITÀ 

Questo è particolarmente presente in alcune culture, non solo in quella giapponese. I tempi che stiamo vivendo soprattutto richiederebbero sostenibilità ed armonia. E ciascuno nel suo piccolo può fare la sua parte.

QUARTO PILASTRO:LA GIOIA PER LE PICCOLE COSE.

Sempre dal piccolo dobbiamo partire, dall’ essere felici per poco. Un piccolo aiuto con la riposta a questa domanda:” quali sono le piccole cose che, nella palude della vostra mente, sono in grado di farvi percorrere anche un sentiero irto di difficoltà?”.

Il termine palude qui utilizzato andrebbe spiegato. In realtà non è così negativo poiché essa in fondo è un ecosistema molto ricco in cui vi sono innumerevoli microorganismi. Forse proprio da un simile ambiente paludoso che ebbe inizio la vita sulla terra.

QUINTO PILASTRO: STARE NEL QUI ED ORA.

Fiumi di inchiostro sono stati spesi su questo punto. Non vorrei aggiungerne altro…

Faccio solo un esempio per tutti, che personalmente mi ha colpito.

I gagaku sono forme antiche di musica classica e danza collettiva che venivano svolte a corte.

La famiglia Togi si dedica da oltre 1300 anni a questa forma d’arte.”Noi suoniamo, cantiamo e danziamo senza nessun pubblico, nell’immensa tranquillità del palazzo imperiale. Suoniamo fino a tarda notte a volte abbiamo l’impressione che gli antichi imperatori calino su di noi dal cielo per restare in nostra compagnia, godersi la musica e poi ripartire“.E allora se lo fanno loro perché non si può continuare a suonare (simbolicamente)anche se nessuno ci ascolta ? Sono le soddisfazioni interiori quelle migliori.

In effetti i musicisti classici per placare la loro ansia da palco:(Superare l’ansia da palcoscenico con l’EMDR) dovrebbero prendere esempio dai gagaku…

Termino con un proverbio, ovviamente giapponese:

Se tenti, forse riuscirai. Se non tenti, non riuscirai mai. Questo vale per tutte le cose.

Non riuscire è il risultato del non tentare”.

Dott.ssa Sabina Natali, Psicologa, Psicoterapeuta Torino
C.so IV Novembre, 8.
E-mail: info@natalipsicologatorino.it
Tel: 338/3052197