“La felicità è una menzogna, la cui ricerca è causa di tutti i malanni della vita. Ma ci sono calme serene che la imitano e forse la superano”. Gustave Flaubert.

La mia ultima  lettura finalizzata allo svago è stata: “La felicità delle piccole cose” di C. Vermalle, libro che definirei a metà tra il giallo (in senso lato) ed il romanzo. E’ la storia di un avvocato francese che riceve in eredità una strana busta con una mappa del tesoro ed una serie di biglietti contenenti una lista di cose da fare entro un mese. Credendo si tratti di venire in possesso di un quadro impressionista, il protagonista asseconderà tale lista salvo poi scoprire che…Non posso raccontarvi proprio tutto (la lettura però è consigliata). Vorrei soffermarmi qui su un particolare del libro, una “mappa del tesoro” che Frederic, il personaggio principale, pian piano deve svelare, una mappa fatta di ritagli di oggetti apparentemente senza senso: il modellino di un’auto, passi sulla neve, un biglietto per il Museo D’Orsay…
Leggendo ho riflettuto sul fatto che ciascuno di noi dovrebbe costruire  la propria “mappa del tesoro”, fatta di cose piccole e semplici, ma dense di significato. E la mappa di una persona non ha valore per un’altra poiché alla fine ciò che si “vince” è proprio la “felicità fatta di piccole cose“: una passeggiata in un bosco, il “rumore” delle ciaspole sulla neve, una gita in barca, un biglietto per Madrid e così di seguito.
Tutti i pazienti che vedo nel mio studio di Torino sono accomunati da una caratteristica: hanno un problema con la loro “mappa del tesoro”. Alcuni non l’hanno mai avuta poiché nessuno gli ha insegnato, nella famiglia di origine, cosa era importante per loro. Così vanno avanti “alla cieca”, per tentativi ed errori, sempre insoddisfatti.
Altri, la maggior parte, stanno vivendo la “mappa del tesoro” di qualcun altro: padre, madre, marito /moglie, figli, nonni ma sicuramente non la loro.
Altri l’hanno persa, smarrita in qualche crisi coniugale o nelle difficoltà che gli eventi paranormativi ci mettono davanti (con eventi paranormativi si intendono i fatti imprevedibili che possono accadere nel ciclo vitale di una famiglia ad es.: separazione, divorzio, aborto, fallimento finanziario, malattia, morte prematura di un membro della famiglia).
Altri ancora l’hanno creata ma messa da parte per mancanza di “coraggio” nel realizzarla o per permettere ad altri (il partner, i fratelli etc.) di portare a compimento la loro.
Sia come sia, tutti, indistintamente, non sanno neppure di poter avere una propria mappa del tesoro. Questo poiché per crearla ex novo bisognerebbe fermarsi ad ascoltarsi ponendosi una semplice domanda: “Cosa mi rende veramente felice in questo momento ?“. Tutti noi invece andiamo avanti “con il pilota automatico “, trascorrendo la giornata come i criceti nella ruota. Non riusciamo più a fermarci ed ascoltarci, e per ascoltare intendo vivere appieno ciò che in quel preciso istante stiamo facendo/pensando/gustando/osservando.
La mindfulness in questo ci aiuta molto. Questa parola, che in italiano suona come “consapevolezza” e che traduce il termine pali Vipassana, corrispondente a un’antica tecnica di meditazione buddista. E’ stato il ricercatore americano John Kabat Zinn ad analizzare queste antiche tecniche rendendole “scientifiche “. Essa consiste nel prestare attenzione :1) con attenzione (appunto) 2) al momento presente 3) in modo non giudicante. Certo, più facile a dirsi che a farsi. Ma quanti di noi sono in grado, mentre stanno compiendo un’azione, ad “esserci” in toto, senza proiettarsi sempre avanti con la mente?

In questo dovremmo imparare dai mostri amici a quattro zampe, che mentre sono seduti ad attendere un biscotto non hanno altri pensieri che proprio quell’attesa è quel biscottino.
Ecco allora un esercizio per tutti: concentratevi sulla creazione della vostra personalissima mappa del tesoro.

Non dovete far altro che rifletterci un po’ (seriamente) e soprattutto ascoltarvi.

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Dott.ssa Sabina Natali, Psicologa, Psicoterapeuta Torino
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